Febbraio 22, 2022
La mattina della Giornata di studio europea di Madrid, del 14 febbraio scorso, parte del progetto “L’arte dell’accoglienza”, si è conclusa con l’intervento del filosofo Umberto Curi. Difronte ad una platea di circa 300 studenti e professori di diversi Paesi europei, ha riportato le sue riflessioni sul tema delle migrazioni, come le viviamo e quali sono le cause delle nostre reazioni talvolta scomposte. Ma il discorso del filosofo non è rimasto nel campo del teorico, la seconda metà si è concentrata su dati reali, numeri che raccontano cosa succede intorno a noi, che raccontano come la nostra etica è spesso diversa da quella che ci piace credere di avere.
Riportiamo alcuni estratti del suo intervento:
Anzitutto partiamo dal fatto che spesso tendiamo a distinguere tra chi cerca nell’immigrazione migliori condizioni vita dal punto di vista economico e da chi invece è costretto a fuggire (da persecuzioni o da guerre). Non ci dovrebbe essere una distinzione tra migranti economici e migranti che fuggono per motivi umanitari. Domanda: è necessaria questa distinzione? Questa distinzione porta, il più delle volte, a politiche che osteggiano le politiche nazionali sul tema dell’immigrazione. Non sono io a dirlo, ma un’attenta analisi delle vicende storiche. Gli esempi sono tanti e partano dal lontano.
Nel 2017: 18.259 iracheni hanno fatto domanda di asilo in Svezia, l’82% si è visto riconoscere il diritto d’asilo – nello stesso periodo 5474 iracheni hanno chiesto asilo in Grecia, di questi l’0% si è visto riconoscere il diritto d’asilo. Con Dublino3 del 2015 si assiste al fenomeno dell’ asylum shopping dove lo stesso migrante inoltra domanda d’asilo a più paesi e poi sceglie il Paese
Ogni Stato con questa discrezionalità alimenta lo stigma. Come se dire “migrante economico” fosse un fattore negativo. Se pensante l’ossimoro: una società occidentale che ha costruito un sistema di valori economici alla base della propria cultura e identità è la stessa che nega ai migranti la possibilità di una migliore qualità di vita.
NON C’E’ ALCUNA GIUSTIFICAZIONE ETICA, GIURIDICA, SCIENTIFICA a continuare a distinguere le migrazioni.
Studi sul fenomeno migratorio non tengono insieme due aspetti che sono indissolubili: migranti economici e un’analisi dei principali dati macroeconomici riguardanti i Paesi d’origine. Dati che invece sono imprescindibili per inquadrare correttamente il fenomeno.
Nella seconda parte del suo discorso, il filosofo Umberto Curi riporta alcuni dati drammatici per dare un’idea pratica dei concetti espressi prima e delle origini di molte problematiche che affliggono le nostre società. (*Fonte WFP)
La persistenza di uno scenario generale in cui alcuni singoli individui possiedono quote di ricchezze superiori a quelle di interi Paesi configura in se stessa una condizione di guerra. C’è una connessione tra fenomeni apparentemente diversi e distinti: esiste un legame tra distribuzione iniqua delle risorse e l’aumento dei fenomeni migratori
Non ci può essere pace durevole senza una equa distribuzione delle risorse.