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Giornata della memoria: l’indifferenza di ieri esiste anche oggi

Giornata della memoria 2022.

Primo Levi scriveva: “Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria?

Tareke Brhane, Presidente del Comitato 3 ottobre, in occasione della Giornata della Memoria 2022, dice:”Non abbiamo una risposta a questa domanda, sappiamo che il passato non può essere cancellato né cambiato, ma siamo convinti di poter cercare di impedire che accada di nuovo. Il nostro modo di farlo è coinvolgendo e formando studentesse e studenti europei che un domani saranno gli adulti e i futuri decisori. Dobbiamo, sempre, dare gli strumenti ai giovani per interpretare, riflettere, approfondire e non inseguire slogan. Slogan che vediamo prender piede in periodi di crisi economica e mancanza di giustizia sociale. Mancanza di giustizia che fa accumulare rabbia. Una rabbia a cui si fatica a dare una risposta e che per alcuni è più comodo cavalcare. Una rabbia che annebbia la mente e che magari fa dire “Mai più Olocausto”, ma nello stesso momento anche “Porti chiusi”. Una rabbia che crea sia egoismo che indifferenza. Per questo motivo il nostro impegno nel mantenere la memoria fertile non può mai venire meno. Mai come oggi lo sforzo di informare, educare, contrastare razzismo e intolleranza è necessario, seppur non semplice. E per far questo è utile intrecciare le memorie per non perdere la qualità della nostra umanità e della nostra democrazia. Sono stato anch’io richiedente asilo, clandestino, respinto. Come furono respinti migliaia di ebrei che cercavano rifugio in altri paesi per sfuggire alla furia nazista. Ieri, come oggi, questo accadeva perché non vi era spazio per accogliere. Come oggi noi respingiamo nel mare o nei lager libici quelle persone che in molti casi fuggono dalle ingiustizie. Se l’indifferenza porta a ‘guardare dall’altra parte’, l’egoismo può portare ad essere parte attiva nell’amplificare le fratture sociali. Molti italiani, infatti, furono allora volontari carnefici nell’applicare le leggi razziali del 1938 e rastrellare, catturare e trasferire nei campi di concentramento gli ebrei italiani, nell’indifferenza dei tanti e contrastati da pochi. Anche oggi sono molti gli italiani che respingono chi ha bisogno senza avere coscienza del perché emerge questo bisogno, in altrettanta indifferenza che schiaccia chi cerca di mettere in campo un impegno solidale. Ieri era il nazismo, oggi è il razzismo. Va respinta, infatti, con forza l’idea che il razzismo è una manifestazione minima di poche persone. Sono purtroppo i fatti del quotidiano che ci dicono oggi che quello che è avvenuto può accadere di nuovo, anche perché è recentemente accaduto in Europa e accade in altre parti del mondo. È accaduto a Srebrenica nel 1995 dove 8.300 uomini e ragazzi in gran parte musulmani furono sterminati dall’esercito serbo bosniaco; è terribilmente accaduto in Ruanda nel 1994; è accaduto in Cile come in Argentina negli anni ’70. Accade oggi nelle stragi del Mediterraneo. E non nascondiamoci sul fatto che noi italiani ed europei viviamo in un mondo emblema della civiltà, del progresso, dell’arte. Lo eravamo anche allora”.

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