Nella prima giornata del convegno L’arte dell’accoglienza gli oltre 2000 studenti e professori collegati dall’Italia e dall’Europa hanno potuto assistere ed interagire con il magistrato Armando Spataro, che ha affrontato il tema “Immigrazione e sicurezza”.
Spataro, ex procuratore della Repubblica aggiunto presso il tribunale di Milano e Torino, ha iniziato l’intervento ricordando il Museo dell’immigrazione di Ellis Island, citando il Giudice democratico di Bertold Brecht, un esempio di un giudice che ha applicato la legge non come acritica accettazione di un codice, ma all’interno di una cornice di democrazia, che si oppone all’emarginazione. Una società, infatti, non inclusiva perde quei requisiti essenziali del suo essere democratica.
Tra le citazioni del suo intervento anche Nanni Moretti in “Santiago, Italia” con la frase “io non sono imparziale”. Ha parlato alle studentesse e agli studenti dei principi sanciti nella Dichiarazione dei Diritti Umani ricordando come l’argomento immigrazione debba muoversi e promuovere leggi in armonia con quelli che sono i diritti fondamentali contenuti nella Dichiarazione dei diritti umani, anche a costo di perdere consensi elettorali. Sicurezza, accoglienza, diritti e… solidarietà che – citando Stefano Rodotà – “non è un sentimento ma un diritto” e aggiunge “per me è anche un dovere civile”.
Durante l’intervento agli studenti, e a se stesso, ha posto la domanda: “com’è possibile conciliare questi aspetti tra loro?”
La risposta è semplice ed è sotto gli occhi di tutti: la strada è quella dell’applicazione dei princìpi contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. In particolare quelli contenuti “negli articoli 13 (diritto alla libertà di movimento), 14 (diritto in altri Paesi di asilo dalle persecuzioni), 15 (diritto ad una cittadinanza) ai quali si ricollega la Costituzione italiana con gli articoli 10 e 13. Spataro ha ricordato, facendo tanti esempi partendo dai Decreti Sicurezza, come purtroppo nel nostro Paese si perdono di vista le convenzioni internazionali che impongono l’accoglienza e che vietano la chiusura dei porti. Allora, non si può dire “chiudo i porti perchè arriverebbero troppi migranti”, perchè procedure specifiche impongono, all’arrivo di una nave carica di persone migranti, controlli medici a bordo, sbarco e contestuali controlli tra chi chiede asilo e chi no e tra questi chi può essere rimandato nel Paese di origine perchè ritenuto sicuro. E quello tra i Paesi di origine ritenuti sicuri e quelli in cui ci sono guerre in corso “è un confine davvero labile se si pensa a quanto sta accadendo in Libia, Paese ritenuto sicuro dall’ex ministro dell’Interno, Salvini.
L’intervento è proseguito parlando del “diritto del salvataggio in mare”: Armando Spataro traccia un quadro di riferimento giuridico internazionale cui anche il nostro Paese deve necessariamente far riferimento. Ha ricordato come le ragioni per cui non è ammissibile che il governo italiano dica che i porti debbano rimanere chiusi alle navi che trasportano migranti risiede nelle norme e nei trattati ai quali il nostro Paese ha aderito e sono le norme della Dichiarazione Universale dei diritti umani, le Convenzioni Sar, Solas e delle Nazioni Unite che prevedono l’obbligo degli Stati e delle autorità di adottare tutte le misure necessarie per cui tutte le persone in mare vengano sbarcate in un porto sicuro.