[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1565104813362{margin-bottom: 0px !important;}”]Otto mesi di laboratori, da ottobre 2018 ad aprile 2019, due incontri nelle scuole di Ancona nel mese di maggio e una terza fase del progetto che si svolgerà a Lampedusa, tappa finale del Tour DIMMI
Salasi. Dal Ghana all’Italia passando per il Burkina Faso, il Niger e la Libia. Il ricordo della prigionia, uno sguardo al futuro in Italia, ma anche tanti racconti legati all’Ashanti Kingdom, una delle regioni più grandi del Ghana, dove più di 300 anni fa Okomfo Anokye conficcò nel terreno una spada, ancora oggi custodita nella città di Kumasi e simbolo di unione e forza.
Bangoura. Quattro anni di viaggio, dal 2012 al 2016, nove Paesi attraversati, il lavoro, il carcere, diversi respingimenti a terra e in mare, fino al salvataggio e all’arrivo sulle coste italiane. Una storia di vita fatta di tante piccole storie, ricordi, aneddoti. Oggi, il desiderio di una casa e di un futuro sereno. Un paio di scarpe ricreate con l’argilla per camminare senza paura tra le difficoltà.
Storie di vita condensate in poche righe, utilizzate durante gli incontri nelle scuole di Ancona, per introdurre Salasi e Bangoura ai ragazzi dei Licei Rinaldini e Galilei. Solo una sintesi rispetto a quanto hanno avuto modo di raccontare agli studenti e nel corso dei nostri laboratori, proposti ad Osimo in collaborazione con il GUS Gruppo Umana Solidarietà, nell’ambito del progetto DIMMI “Storie da sfogliare”. Un ciclo di incontri dedicati all’arte e alla narrazione di sé attraverso l’argilla e la parola. Un anno di laboratori che abbiamo raccontato cercando di tenere traccia delle testimonianze e degli oggetti realizzati dai ragazzi rifugiati, richiedenti asilo e titolari di protezione. Tra loro, c’erano Salasi e Bangoura.
Salasi, riservato, restio a parlare, spesso impegnato ad ascoltare la musica durante gli incontri, quasi a volersi isolare dal resto gruppo. Ma con una buona capacità d’osservazione e sempre attento a riprodurre fedelmente ciò che osservava nella stanza: un termosifone, una sedia, ma anche la sua mano e la sua collana. Tra un lavoro d’argilla e l’altro, ha raccontato timidamente di sé, mentre eravamo disposti in gruppo intorno ad un tavolo o seduti uno davanti all’altro. Così, ha parlato più volte del suo Paese d’origine, il Ghana, della sorella più piccola e del suo desiderio di aiutarla economicamente per permetterle di studiare.
In Ghana, infatti, l’istruzione è gratuita solo nei primi anni di scuola. Anche per l’accesso alla sanità, bisogna avere una buona assicurazione. Ha raccontato anche della madre e della sua decisione di non chiamarla mentre era in viaggio verso la Libia, per evitarle altro dolore dopo la morte del marito. “Avevamo perso mio padre e non volevo darle un altro dispiacere, non volevo farle sentire che ero in difficoltà”.
Del suo Paese ha rievocato le origini dell’Ashanti Kingdom, la storia di una spada conficcata nel terreno nella città di Kumasi e oggi simbolo di unione e forza del regno. Ha poi affrontato il tema della corruzione. “C’è tanta ricchezza in Ghana, ci sono risorse, ma non per tutti. Se hai i soldi puoi fare tutto ciò che vuoi. Se sei povero, non puoi fare nulla”.
Salasi in Ghana lavorava come saldatore, lo stesso lavoro che vorrebbe trovare in Italia e il lavoro che gli ha permesso, per un casuale gioco del destino, di uscire dalla prigione libica in cui era rinchiuso e di scappare. È rimasto in Libia per un anno e tre mesi, di cui sei trascorsi in carcere e il resto lavorando o nascondendosi, perché “farsi vedere era troppo pericoloso”. “Dopo tanti mesi nel Paese, è stato un uomo ad aiutarmi a partire”. “Non avevo mai preso una barca nella mia vita, ma sapevo nuotare. Dopo poche ore abbiamo visto una nave di soccorso italiana, che ringrazio per averci salvato”.
“The sea was big”, con queste poche semplici parole, Salasi ha descritto la sua esperienza di viaggio attraverso il Mediterraneo, durante l’incontro presso il Liceo Galilei di Ancona. Ha poi aggiunto: “My mother and my sister are in Ghana, but now also Italian people are my family”. Salasi oggi lavora in uno stabilimento balneare di Ancona. Un lavoro stagionale, dopo il quale spera di trovare maggiore stabilità, per poter aiutare da qui la sua famiglia.
Bangoura, arrivato in Italia nel 2016, era partito dal suo Paese d’origine, la Guinea Conakry, quattro anni prima, nel 2012. Durante il primo laboratorio del progetto DIMMI Storie da sfogliare, Bangoura aveva subito sentito l’esigenza di raccontare, anche se con grande difficoltà, la sua storia di vita. Aveva parlato dei suoi fratelli, degli affetti persi troppo presto, delle responsabilità, del lungo percorso di viaggio per arrivare in Italia, perché “non potevo comprare semplicemente un biglietto aereo”. Poi con l’argilla aveva creato una barca con motore e posti a sedere, in partenza dalla Libia, direzione Italia. “Mi è piaciuto lavorare l’argilla, adesso mi sento meglio”, aveva commentato alla fine del primo incontro. Da quel giorno, proprio come Salasi, ha continuato a partecipare ai laboratori del progetto DIMMI.
Laboratorio dopo laboratorio, ha arricchito la sua storia di particolari, di tappe, di aneddoti, difficili da raccontare e da ascoltare. Il racconto si è fatto via via sempre più intimo. Bangoura ha condiviso con noi e con gli studenti delle scuole tante esperienze personali difficili. Il viaggio nel deserto, il sequestro dei documenti, la continua richiesta di soldi alla famiglia, i lavori forzati, un contesto generale di violenza in Libia in cui “se rifiuti di eseguire gli ordini, sono le armi a parlare”. “Ci sono diverse milizie in Libia. Tutti sono armati e se sei armato hai il potere. Ho visto un uomo sparare ad una donna seduta su una sedia. E conoscevo tante persone che poi sono morte in mare”.
Guinea Conakry, Mauritania, Marocco, di nuovo Mauritania, Costa D’Avorio, Mali, Algeria, Libia, Mar Mediterraneo. Bangoura ha ricordato chiaramente anche il momento in cui è stato venduto, come fosse merce. E spesso la narrazione si è interrotta per lasciare il posto ad un lungo sospiro. “Ho visto cose terribili per un essere umano”. “Non è facile parlare di questo (del viaggio, ndr). Ma è molto importante e liberatorio. Se hai un macigno sul cuore, dopo averne parlato ti senti più leggero”. Il suo racconto, diretto, senza filtri né intermediazioni, è arrivato anche nelle scuole di Ancona, dove c’erano tanti giovani pronti ad ascoltarlo. E il senso degli eventi nelle scuole è racchiuso proprio nei momenti di commozione di studenti e ragazzi, gli uni emozionati per il racconto di vita ascoltato, gli altri per l’affetto inaspettato che hanno ricevuto.
In quell’occasione, Bangoura ha portato con sé, oltre alla mappa con il percorso di viaggio, anche alcuni oggetti. Il più importante per lui, forse, la struttura di una casa d’argilla, costruita con le sue mani nel corso di diversi laboratori e arricchita ogni volta con qualche dettaglio in più. Una piccola opera d’arte, frutto di un lavoro attento e scrupoloso, che ha richiesto l’uso di una grande quantità di argilla bianca e rossa e che racconta di una mancanza, ma anche del desiderio di rivedere i suoi fratelli e portarli in Italia. Alle parole e ai lavori di Bangoura, uno studente del Liceo Galilei ha risposto modellando un aereo. “È un aereo da regalare a Bangoura che, se solo avesse potuto, non avrebbe rischiato la vita mettendosi in viaggio per anni”.
La seconda fase del progetto DIMMI Storie da sfogliare ha portato le storie migranti in alcuni licei di Ancona, per avvicinare i giovani alla realtà delle migrazioni attraverso la testimonianza diretta e la condivisione di un momento dedicato all’arte. Le reazioni degli studenti sono state positive. I giovani hanno apprezzato il coraggio di Salasi e Bangoura nell’affrontare l’esperienza di viaggio così come nel raccontarla in pubblico in maniera spontanea.
Il viaggio delle nostre Storie da sfogliare non si è ancora concluso. Dopo la prima fase di laboratori e la seconda fase di incontri nelle scuole, la terza e ultima parte si svolgerà a Lampedusa, dove si terrà l’evento finale del progetto DIMMI Storie da sfogliare. Lampedusa sarà la tappa conclusiva del Tour DIMMI, un tour che ha già toccato diverse città italiane da nord a sud, coinvolgendo le tante associazioni partner del progetto nazionale, DIMMI di Storie Migranti.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]