Migrazioni in Italia: facciamo chiarezza sui numeri

auto della polizia su una banchina con persone e soccorritori e diverse barche con persone con giubbotti di salvataggio

Spesso quando si parla di fenomeni migratori, i numeri vengono strumentalizzati. Anche quest’anno è tornato a far discutere nel dibattito pubblico e sui social il tema degli sbarchi di richiedenti asilo e rifugiati sulle coste italiane, per lo più provenienti da nord Africa, Africa sub-sahariana e sud-est asiatico.

Il tema legato all’accoglienza delle persone migranti sembrava evaporato dalle agende dopo lo scoppio della pandemia, la crisi economica e la guerra in Ucraina. Oggi, però, viene utilizzato per rafforzare i rispettivi posizionamenti. Si torna a leggere e a proporre “blocchi navali nei confronti della Libia” e si usa il termine immigrazione clandestina” che, per quanto comune, può essere considerata parte di un discorso d’odio. Il termine “clandestino”, infatti, giuridicamente non esiste.

Perché chiunque sbarchi in Italia può chiedere l’asilo, facendo valere un diritto sancito dalle convenzioni internazionali, oltre che dalla legge italiana. Il termine clandestino non esiste né nelle definizioni internazionali né nel diritto dell’Ue. Si è diffuso in Italia da quando la legge Bossi-Fini ha introdotto alcune disposizioni contro le immigrazioni clandestine, ma non riguarda né i richiedenti asilo né chi l’asilo l’ha ottenuto.

Il numero degli sbarchi sulle nostre coste non rappresenta un record “rispetto a tutti gli ultimi anni”. Si tratta di un dato in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021, ma anche di una cifra nettamente inferiore rispetto a quelle registrate nel periodo in cui la questione migratoria è diventata centrale nel dibattito pubblico, tra il 2015 (170.100) e il 2017 (181.436),anni della cosiddetta “crisi dei rifugiati”. Va, altresì, ricordato che secondo i dati resi pubblici dal Viminale dallo scoppio della guerra in Ucraina il 24 febbraio 2022 a luglio 2022 l’Italia ha accolto 145.829 persone in fuga dal conflitto ucraino.

Sembrerebbe, quindi, esistere – almeno a livello semantico – un “doppio standard” comunicativo. Quando si parla di arrivi via mare si associa un linguaggio allarmistico: emergenza, clandestino, sbarchi record. Parole che cambiano gli umori, generano paura, spesso creando una percezione distorta della realtà. Basti pensare che gli arrivi via mare quest’anno sono stati 46.664. Tutte queste persone insieme riempirebbero circa un terzo del Circo Massimo a Roma.

Tutte le persone arrivate sulle nostre coste negli ultimi 5 anni non riempirebbero Piazza San Giovanni. Insomma come un mediocre concertone del 1°maggio.

Le parole hanno un peso e le parole emergenziali e disumanizzanti creano muri.