Museo della Fiducia e del Dialogo del Mediterraneo: quando arte e cultura diventano strumento d’integrazione

Gennaio 30, 2022

Il Museo della Fiducia e del Dialogo del Mediterraneo è stato inaugurato nel 2016 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed ha, da allora, l’obiettivo di concorrere, attraverso azioni condivise, alla realizzazione di iniziative in grado di coinvolgere le principali realtà culturali del Mediterraneo e al tempo stesso di diffondere un messaggio di solidarietà e inclusione.

Il museo custodisce la memoria dell’isola di Lampedusa e racconta storie delle persone migranti e del naufragio del 3 ottobre 2013 ed è suddiviso in due aree. Al piano terra si trova lo spazio “Archeologico” dove sono esposti alcuni preziosi reperti, testimonianze del periodo romano ed etrusco mentre al primo piano c’è l’area delle “Migrazioni”, dove oltre ai “frammenti” di viaggi sono custoditi ed esposti gli oggetti personali appartenuti a 52 persone morte asfissiate nella stiva di un barcone nel 2015: lo stesso drammatico episodio raccontato nella parte finale di Fuocoammare di Gianfranco Rosi, film vincitore dell’Orso d’oro a Berlino.

L’organizzazione, da ormai sei anni, e la gestione del primo piano è affidata al Comitato 3 ottobre e all’Associazione Nazionale Vittime di Guerra. Sempre al primo piano da ottobre 2020 è esposta la mostra fotografica Frontiere. Un’esposizione permanente curata dal Comitato 3 ottobre e da Sara Prestianni. Mostra che ha coinvolto sette fotografi internazionali: Alessandro Penso, Olivier Jobard, Jacob Erbahn, Alessio Romenzi, Olmo Calvo Rodriguez, Sara Prestianni, Santi Palacio che raccontano e riportano storie di uomini, donne e bambini. Nel percorso espositivo si attraversano vari luoghi-frontiera, dal confine Turchia-Siria al Niger, passando per Libia e Calais, fino ad arrivare al Golfo di Aden, Melilla e Birmania. La sofferenza e il dolore segnano gli sguardi dei soggetti, caricando le immagini di straordinaria intensità.

Flussi distanti e storie diverse si intrecciano per narrare realtà quotidiane, così tragicamente complesse, dove l’ingiustizia è padrona e l’incertezza accompagna il futuro di molte persone. Nel 2021, nel quadro del Progetto Fami, Identità Migranti – I’m Med, che vede coinvolti oltre il Comitato 3 ottobre, l’Istituto Gallo di Agrigento e l’Associazione Vittime Civili di Guerra, è stata inaugurata la sala multimediale delle migrazioni. Una sala in cui i visitatori possono rivivere le condizioni delle persone costrette a fuggire via mare dalla propria terra. Grazie alle più moderne tecnologie multimediali, i visitatori hanno la possibilità di fare un’esperienza immersiva.

La multimedialità della sala consente, a chi in quei luoghi lontani non c’è mai stato, di sentirsi completamente immerso. Dai campi rifugiati, alle scene di guerra dello Yemen sino alle drammatiche immagini dei naufragi del 2013. Sembra di essere appena sbarcati da un gommone insieme a tanti altri. O ancora: in fila, in attesa, che si apra una delle tante frontiere che per i più rimangono chiuse. Oppure su una linea del fronte. La voce narrante riporta le testimonianze di rifugiati e sopravvissuti. Dal 2016 a oggi oltre 15.000 persone hanno visitato il Museo della Fiducia e dell’Accoglienza. Da quest’anno il Museo rimane aperto anche nel periodo invernale, sempre con ingresso gratuito.

Tareke Brhane, Presidente del Comitato 3 ottobre dice: “Siamo onorati di poter aver un ruolo attivo nella curatela e nell’allestimento di un’intera area del Museo. Siamo certi che l’arte, la fotografia siano uno strumento di conoscenza, di integrazione e d’inclusione. In questo Museo, unico nel suo genere in Italia, si fonde il passato e il presente. Raccontiamo, attraverso oggetti, immagini le storie di donne, uomini, bambini che hanno cercato in Europa un luogo sicuro”. Continua Brhane: “Il Museo è sempre aperto ed è destinato a un pubblico sia di adulti sia di ragazze e ragazzi. Siamo, infatti, convinti che la cultura sia un bene prezioso e importante e in quanto tale deve essere accessibile a tutti, ancor più quando di parla di diritti”.