Giornata della memoria e dell'accoglienza 2025

Memorie Attive

Nel 2025, a dodici anni dal naufragio del 3 ottobre 2013, la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza torna a Lampedusa con una riflessione profonda e collettiva sul concetto di eredità: non solo come lascito simbolico, ma come diritto all’identità, alla memoria e alla giustizia.

Il Mediterraneo, trasformato in un cimitero invisibile, è il luogo dove si interrompono storie, relazioni, legami familiari e futuri. In questo contesto, riconoscere chi è morto significa restituire voce, dignità e verità. Identificare i corpi delle persone migranti scomparse non è solo un atto tecnico: è una scelta politica ed etica, un atto di giustizia, un’azione di resistenza contro l’oblio.

Memoria e giovani: un'eredità che diventa azione

Nel cuore della Giornata della Memoria c’è il coinvolgimento attivo delle nuove generazioni. Gli studenti e le studentesse provenienti da tutta Italia e da diversi Paesi europei sono protagonisti di laboratori, incontri, attività creative e tavole rotonde che li mettono in dialogo con testimoni, familiari delle vittime, operatori umanitari e giornalisti.Per il Comitato 3ottobre, la memoria è un processo vivo: non si limita al ricordo del passato, ma si trasforma in consapevolezza, attivismo e responsabilità. I giovani raccolgono l’eredità di chi non ce l’ha fatta e la trasformano in impegno quotidiano, in domande scomode, in nuovi linguaggi per raccontare la migrazione.

REGISTRAZIONE

Per tutti i partecipanti (studenti, studentesse, professori e professoresse) agli eventi di Lampedusa 2025

Tavole rotonde: memoria, diritto e solidarietà

Durante i giorni della Giornata della Memoria, si terranno tavole rotonde pubbliche e dibattiti che affrontano i temi più urgenti legati alla migrazione nel Mediterraneo. Questi incontri sono spazi di confronto aperti tra esperti, istituzioni, attivisti, operatori, familiari delle vittime e società civile.

PROGRAMMA

Il programma è ancora in fase di definizione e sarà disponibile a breve.

La parola ai testimoni: identità, verità, giustizia

Tra i momenti più intensi della Giornata vi è l’incontro tra gli studenti e i testimoni diretti dei naufragi: sopravvissuti, familiari delle persone scomparse, giovani che hanno attraversato il mare. Accanto a loro, saranno presenti le famiglie che non hanno mai ricevuto notizie certe dei propri cari.Durante la Giornata, sarà presente anche il team del LABANOF – Laboratorio di antropologia e odontologia forense, che raccoglierà interviste e campioni di DNA da parte dei familiari, per avviare o completare i percorsi di identificazione delle vittime.

Un’alleanza educativa: ONG, associazioni e agenzie ONU

La Giornata è anche un grande cantiere educativo. Numerose ONG, associazioni e agenzie delle Nazioni Unite partecipano offrendo laboratori, workshop e incontri formativi rivolti a centinaia di studenti. Questi momenti raccontano il Mediterraneo come spazio di diritti, speranza e trasformazione.

18 aprile 2015 – Dieci anni dopo: il naufragio che ha cambiato la storia

Il 18 aprile 2015 è una data incisa nella coscienza collettiva del Mediterraneo. In quella notte drammatica, una grande imbarcazione salpata dalla Libia con oltre 1.000 persone migranti si è rovesciata nel Canale di Sicilia durante un’operazione di soccorso. Il bilancio è stato devastante: più di 800 morti, la maggior parte intrappolata nello scafo affondato. È stato il più grave naufragio del Mediterraneo in epoca contemporanea.

A questa tragedia, l’Italia ha risposto con una decisione senza precedenti: recuperare il relitto dal fondale marino a 375 metri di profondità e cercare di identificare le vittime. È nata così la Missione Melilli, un’operazione straordinaria che ha coinvolto forze armate, vigili del fuoco, sommozzatori civili, esperti forensi del LABANOF e il Commissario straordinario per le persone scomparse.

La nave fu trasportata nella base militare di Melilli, vicino ad Augusta, dove per mesi si lavorò con dedizione e rispetto per restituire ai corpi un nome, una storia, una tomba. È stato un gesto di umanità e civiltà che ha dimostrato come, quando la volontà politica si unisce alla competenza scientifica, anche l’impossibile può diventare realtà.

A dieci anni di distanza, ricordare il naufragio del 18 aprile non è solo un dovere della memoria, ma un’azione urgente: perché la Missione Melilli non resti un caso isolato, ma diventi un modello per l’Europa. Perché ogni vita merita di essere identificata. Perché nessuno dovrebbe morire senza nome.

Carissime e carissimi, ogni anno, tornare a Lampedusa è come tornare a un nodo della memoria, un luogo che non è solo geografia, ma coscienza. È qui che si sono incrociate, troppo spesso, le rotte della disperazione e del silenzio. Ed è da qui che vogliamo, ancora una volta, far partire una voce. Dal 29 settembre al 3 ottobre 2025 celebreremo la XII Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, e non sarà una semplice commemorazione. Sarà uno spazio vivo, collettivo, dove la memoria diventa azione, dove le storie si incontrano e si trasformano in consapevolezza. Quest’anno più che mai sentiamo il bisogno di tornare a guardarci negli occhi, di creare legami veri. Perché solo attraverso l’incontro possiamo costruire un noi che non escluda. Solo mettendo a confronto le generazioni, le esperienze, le radici, possiamo imparare a custodire il passato e a prenderci cura del futuro. Lo faremo insieme a studenti e docenti, a familiari delle vittime dei naufragi, a testimoni, a soccorritori, a chi ogni giorno sceglie di stare dalla parte della dignità umana. Lo faremo con parole, con gesti, con silenzi carichi di significato. Perché la memoria non è un atto solitario, è un ponte. Non è facile, ogni anno, riaprire ferite. Ma è necessario. Perché se oggi possiamo raccontare, è perché qualcuno ieri ha scelto di non dimenticare. E perché vogliamo che domani nessuno sia costretto a morire nel silenzio. Questa edizione assume un significato ancora più profondo: coincide con il decimo anniversario del naufragio del 18 aprile 2015, una delle tragedie più gravi avvenute nel Mediterraneo, che causò la morte di circa mille persone. Ricordare quel giorno significa riaffermare con forza il nostro impegno a non lasciar cadere nell’oblio nessuna vita spezzata. Vi invito con il cuore a camminare con noi. A esserci. A portare con voi domande, idee, emozioni. Perché non ci può essere accoglienza e inclusione senza ascolto, e non ci può essere futuro senza memoria. Con gratitudine e speranza,

Tareke Brhane Presidente – Comitato 3 Ottobre

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